Il nostro amico freddo

L’inverno si avvicina, le giornate si accorciano e le temperature si abbassano di giorno in giorno. Per chi come noi è abituato a passare gran parte della giornata all’aperto e a praticare sui prati al sole, può far paura. 

Eppure il freddo, come tutto in questa vita, non è altro che una possibilità di imparare qualcosa di nuovo. 

Grazie al consiglio di Federico, un ragazzo che da qualche settimana si è aggiunto al gruppo con cui pratichiamo a Bolzano, abbiamo iniziato a fare dei bagni freddi, nel fiume, la mattina presto. C’è chi va tutti i giorni e chi lo prende più come un azzardo del weekend. 

L’idea di base è quella di abituarsi al freddo, prima che questo arrivi imponente con l’inverno. 

In questo modo ci aspettiamo di riuscire ad accoglierlo meglio nei prossimi mesi e allo stesso tempo ci diamo la possibilità di metterci in una situazione scomoda di stress fisico reale, di nostra spontanea volontà

Ti è mai capitato di scegliere volontariamente la strada più difficile?

Di solito lo si fa perché ci si aspetta un qualche tipo di guadagno in futuro. Che sia una migliore forma fisica, un miglior adattamento al freddo o un guadagno più alto nei mesi a venire.

Altre volte, invece, lo si fa semplicemente per il gusto di vedere fino a che punto si riesca a resistere, fino a che punto la nostra mente sia in grado di mantenere la rotta verso quella che le sembra essere la direzione “sbagliata”. 

L’esempio che vi portiamo oggi è sicuramente uno di questi. Nel momento in cui inizi a spogliarti nell’aria fredda del mattino, mossa dallo scorrere impetuoso del fiume di fronte a te, la mente inizia a mandare chiari messaggi d’allarme

Cose del tipo: “che cosa cavolo ti sei mangiato per colazione? Peperoncini allucinogeni?! Rimettiti immediatamente quella felpa e torna a casa che fa un freddo cane!”

Ecco in quel momento si aggiunge anche la sensazione fisica, spesso molto più veritiera di quella mentale. Il corpo inizia ad attivarsi per non disperdere troppo calore. I pori della pelle si chiudono così che la tua pelle sembri quella di un’oca che sta per essere spennata. Il cuore inizia a battere più velocemente, le pupille si dilatano e se non lo stai controllando, anche il tuo respiro diventa più veloce. 

Si è attivato quello che in gergo si definisce “sistema simpatico”. Questo sistema Simpatico entra in azione nei momenti di pericolo, di grande paura, di adrenalina. Si attiva quando provate un nuovo pop, quando camminate per la prima volta su una highline, ma anche prima di un esame all’università.

I cambiamenti che porta nel corpo ci permettono di aumentare drasticamente le nostre prestazioni nel breve termine. Saremo più forti, più veloci, più concentrati e sentiremo meno il dolore. 

Sembra fantastico! Dovremmo vivere sempre così!

E invece no. 

E perché no? Saremmo più forti, veloci, belli, intelligenti, profumati e … 

No non possiamo permetterci di vivere sempre in questo stato. Il nostro organismo si deteriorerebbe in fretta, perché le catecolamine e il cortisolo che entrano in azione quando viviamo un alto livello di stress diventano dannose nel lungo periodo

Prova ad immaginare l’ultima volta che hai avuto un picco d’adrenalina, l’agitazione arriva tutta in un colpo, una reazione velocissima. Una volta che la fonte dello stress si è allontanata inizia lo stato di rilassamento e stanchezza. Questo dura di più, non è una cosa immediata e avrai avuto bisogno di una mezz’ora o più per tornare ad uno stato di quiete

Ciò avviene per riequilibrare lo stato d’attivazione che hai avuto poco prima. In questo modo il nostro corpo mantiene il suo equilibrio e evita di danneggiarsi da solo. 

Ti starai chiedendo quindi, perché stressare così il mio corpo se mi fa del male

Si è scoperto che lo stato di stress elevato, se indotto consapevolmente viene vissuto in maniera completamente diversa dal nostro corpo e dal sistema nervoso. 

Nel nostro caso il freddo non è un qualcosa che ci accade, ma una cosa su cui abbiamo il controllo. Siamo noi a decidere di entrare nell’acqua, quanto immergerci e quanto rimanerci

river

Mentre siamo immersi nel fiume la nostra mente non cerca una via di fuga, ma il modo migliore per restare in quella situazione così scomoda.

Dopo il bagno freddo è comunque fondamentale prendersi il tempo di cui il nostro corpo e la nostra mente hanno bisogno per tornare ad uno stato di quiete. Lo si può fare in vari modi e in ogni caso è importante riscaldarci facendo degli esercizi o andando in un posto caldo. 

Ma si può fare qualcosa anche prima di entrare in acqua. Nel nostro caso abbiamo utilizzato una tecnica di respirazione che alterna fasi di attivazione del sistema simpatico a fasi di rilassamento e attivazione del suo antagonista, il sistema parasimpatico. 

Così facendo il nostro organismo sarà condizionato e pronto a degli stimoli stressogeni come il freddo del fiume e sopratutto ci permetterà di trovare quello stato di rilassamento anche all’interno dell’acqua. Chiaramente non è semplice e richiede tempo, ma ho potuto provarlo per esperienza diretta e vi assicuro che funziona. 

La tecnica di respirazione si chiama Tummo ed era praticata originariamente dai monaci sull’Hymalaia per controllare il calore all’interno del loro corpo. 

Negli anni 2000 un uomo chiamato Wim Hof corse una mezza maratona nella neve del circolo polare artico senza maglietta e a piedi scalzi. Negli anni prima aveva sentito della tecnica di respirazione Tummo, l’aveva imparata, semplificata e poi aveva creato un metodo tutto suo, che guarda caso, comprende anche i bagni freddi.

Federico si è avvicinato a questa pratica proprio studiando il suo metodo e ti consiglio di approfondirlo se vuoi provare qualcosa di simile.

Per i più curiosi ecco come è andata la mia prima volta con l’aiuto di Federico!

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