Il consenso nella pratica dell’acroyoga
Dopo qualche anno di vagabondaggio nel mondo dell’acroyoga ci siamo resi conto che la tematica del consenso, ovvero il semplice chiedere prima di fare qualcosa con una persona, è molto accesa e al tempo stesso nascosta sotto un velo d’imbarazzo.
Saper dire di no, che si tratti di un massaggio in una parte sensibile del nostro corpo, di spottare (fare da spotter) una posa che non conosciamo o semplicemente di praticare con una persona che non ci piace, sembra essere veramente difficile per molti.
Ci dev’essere un motivo per cui la semplicissima parola di sole due letterine “no” è diventata così difficile e imbarazzante da pronunciare. Spesso ci si inventa delle scuse improbabili invece che pronunciare un chiaro “no”.
Questa parola sembra porre talmente in imbarazzo che si preferisce fare qualche cosa che non ci va di fare, piuttosto che esprimere il proprio dissenso.
Ci siamo chiesti perché questo avviene e abbiamo pensato di chiederlo alla community di Instagram.
Ne è venuto fuori che più del 70% delle persone che hanno risposto si sono trovate almeno una volta a disagio perché chi praticava con loro ha superato un limite, fisico o verbale, senza il loro consenso. Queste risposte sono arrivate sia dal mondo femminile che quello maschile.
Non abbiamo chiesto di specificare quale fosse la situazione in cui si sono trovati, ma sappiamo che in tutti questi casi il limite non era stato chiarito in precedenza, o peggio, non è stato rispettato nonostante fosse stato espresso.
Tolti questi ultimi casi in cui ci dovrà rifare all’educazione delle persone e in casi estremi all’allontanamento di chi non è in grado di rispettare i bisogni di chi pratica con lui, rimangono quelli in cui il limite/bisogno non è nemmeno stato espresso.
Ecco che qui c’è sicuramente la possibilità di fare qualcosa per far si che non accadano più situazioni spiacevoli.
Nella nostra esperienza di studenti e insegnanti abbiamo scoperto che un modo semplicissimo per permettere a tutti di dire di no con più facilità è farlo fare a tutti, indistintamente, all’inizio di un evento. Che si tratti di un breve workshop, della prima lezione di un corso o di un ritiro di qualche giorno, iniziare con un gioco in cui ci si alleni a dire di no fa la differenza.
Lo abbiamo fatto per la prima volta qualche anno fa in Spagna durante il nostro teacher training con PartnerAcrobatics e lo abbiamo poi presentato al cerchio di apertura dell’AcroAlps Retreat (il nostro ritiro fra le Alpi altoatesine) questa estate.
La dinamica proposta era molto semplice:
Ci si muove casualmente fra tutte le persone presenti fino a quando se ne sceglie una e le si chiede il permesso di toccarle la spalla, quella è obbligata a dire NO.
Poi ci sono alcune varianti che permettono di esplorare nuove possibilità, chissà che non le scoprirete partecipando ai nostri prossimi eventi! 😉
Ma tornando a noi..
Quando ci è stato proposto durante la formazione ci ha colpiti molto, all’inizio non ne capivamo il senso. Perché dover per forza rispondere di no ad una persona, sopratutto ad una richiesta così innocua?
Ma un “no” dopo l’altro iniziava a succedere qualcosa dentro di noi. Mentre i primi no uscivano con un sorriso imbarazzato, quelli successivi iniziavano ad essere più sinceri e pieni di forza. Erano dei veri “no”, rispettosi della richiesta dell’altra persona e al tempo stesso rispettosi dei nostri bisogni, delle nostre paure.
Chiaramente c’era anche la parte in cui il “no” lo si riceveva, e anche lì, se le prime volte ci si è sentiti un po’ a disagio, piano piano ci si è abituati all’idea che una persona ci possa rispondere di “no” e che questa cosa vada benissimo.
Da quel giorno in poi è diventato molto più facile dire di no quando non c’era la voglia di praticare con una determinata persona, quando mancava l’energia per poter spottare un’acrobazia complessa o semplicemente quando non ci andava di farci toccare da qualcuno che sembrava più interessato al nostro corpo che al nostro benessere durante un massaggio.
L’acroyoga è una pratica che ci pone a una distanza molto ravvicinata, porta i nostri corpi a contatto e spesso questa vicinanza ci permette di conoscere le persone che incontriamo più velocemente e più profondamente.
È uno degli aspetti che più amiamo della pratica e che ci spinge a condividerla con tutti quelli che vogliono tornare a divertirsi come bambini facendo un gioco “da grandi”.
Ma non sempre quello che per me va bene è okay anche per l’altra persona.
Volare su una base indossando una gonna può non mettere in imbarazzo la flyer, ma non è detto che la base ne sia entusiasta. Fare una transizione che richiede il passaggio delle mani della base sui glutei del flyer può essere okay per qualcuno, ma non per tutti.
Sembrano delle “cavolate”, ma chiedere prima, fa davvero la differenza.
Male che vada vi risponderanno con un sorriso e vi diranno: ma che problemi ti fai?
Nel caso invece in cui vi troviate davanti una persona che fatica a dire di no, potreste sorprendervi della sua gratitudine e della gioia che proverete voi stessi per non aver messo a disagio quell’essere umano.
Perché è vero che l’acroyoga porta molta apertura e ci aiuta a superare alcuni limiti, ma è anche vero che finché ci sono è importante rispettarli.
Un abbraccio e a presto!
Sam e Luna